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  SCUOLA DI FORMAZIONE 

 ... centrata sull’Anima

  QUARTA SFERA  

 “Darsi anima e corpo …”

A questo punto saremo pronti per il secondo step: raggiungere l’Anima.

Per fare questo abbiamo bisogno di trovare un equilibrio interiore “superiore”, stabile e circolare, e non possiamo farlo da soli dentro di noi, dobbiamo per forza “uscire da noi stessi”.

Infatti solo dall'unione tantrica di una piena energia femminile  con una piena energia maschile scaturisce la potenza necessaria per costruire una via permanente di accesso e scambio tra le funzioni superiori dell’Anima e quelle inferiori della personalità. Le parti energetiche che a noi mancano possiamo trovarle nell’unione energetica con altre persone, con un gruppo, con una “famiglia energetica”.

Uscendo da noi stessi arriveremo a contemplare la struttura tantrica del mondo e a capire come avvengono gli scambi energetici tra le persone, sperimentando che sia donare che ricevere sono fonte di massima gioia, serenità e Amore.

Arrivati fin qui non ci resta che imparare a “sentire” l’Anima e a riconoscere il suo richiamo: facendoci aiutare dal racconto delle forme di contatto con l’Anima più diffuse nei millenni (animismo, sciamanesimo, orixà, magia bianca, Miti - es. misteri elesusini -, sogni archetipici, misticismo cristiano, misticismo indù,  ecc.), arriveremo a rievocare le esperienze personali di contatto, che tutti noi sporadicamente abbiamo avuto almeno da bambini, approfittando dell'energia naturale in cui si svolgeranno alcuni degli incontri.

Seguendo questo percorso arriveremo a parlare dell’“abbandono di sé”: cioè della rinuncia al controllo mentale sulla nostra vita, per riconoscerci semplici strumenti dell'Anima. Con esercizi sperimentali che coinvolgono il corpo, l'immaginazione, la creatività personale, all'interno delle relazioni di gruppo ormai instaurate, arriveremo a intuire la gioia e la leggerezza del pieno affidamento all'Anima.

Solo a questo punto potremo ricollocare la sofferenza e il dolore in un contesto di pieno senso e luce: lasciando dietro di noi la sensazione di essere vittime inerti di un destino cieco senza senso, passando dal riconoscimento di un senso esistenziale di crescita nell’affrontare le difficoltà e poi dall'acquisizione della cd. "responsabilità karmica", arriveremo a intravvedere la sofferenza e il dolore come "non sé", cioè come fondo scuro per l'emersione del luminoso “sé”.

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